Dal grande parcheggio adiacente il ponte di viale Dante parte una stradina, chiusa al traffico, che risale il Santerno.
L’aspetto dell’area è stato completamente stravolto dalle escavazioni della ghiaia del secondo dopoguerra quando una larga distesa di ghiaia chiara, con piccole sorgenti, costituiva la spiaggia degli imolesi e l’acqua del fiume era balneabile. La zona del supermercato e parte di quella ora usata per feste e spettacoli ospitava il frantoio della ghiaia (“la macadora”); ora vi si possono osservare gli alberi che usualmente accompagnano i corsi d’acqua: pioppo canadese, bianco, tremulo, nero, acero negundo, salice bianco, ontano nero, robinia ecc.
Un leggero rialzo del terreno indica “le Lastre”, formazione rocciosa di sabbia gialla cementata comune nella bassa collina che emerge anche nello stesso letto del fiume. Si attraversa lo stretto ponte della Tosa, si svolta a sinistra, si supera il sottopasso dell’autodromo e ci si porta al più antico dei parchi cittadini, quello delle Acque Minerali. La scoperta di modeste sorgenti ferruginose e sulfuree stimolò, alla metà dell’Ottocento, seguendo la moda dei tempi, la creazione di una mescita di tali acque e la trasformazione della collina del Castellaccio, allora avite e grano, in un parco all’inglese.
Oltrepassato il cancello d’ingresso mantenere la destra fino al laghetto degli animali; si risale il rio che, curiosamente, nel suo breve corso cambia tre nomi (Rondinella, Pradella, Acque Minerali) e proseguendo, mantenendo la sinistra, si giunge, alla cosiddetta “Grotta dei Tre Moschettieri”, piccola cavità artificiale scavata nelle sabbie gialle, ben evidenti in inverno da questo punto.
Si attraversa il ponticello di legno salendo verso un prato con grandi querce e si prosegue lungo un sentiero che sale sulla sinistra e porta alla vetta del Monte Castellaccio, orlato da pini a ombrello. In questo pianoro Giuseppe Scarabelli, eminente studioso della preistoria, scavò un villaggio della tarda Età del Bronzo i cui reperti costituirono uno dei nuclei del nascente museo civico. Si ridiscende lungo la strada ghiaiata ma, giunti al prato, si prende a sinistra il sentierino che taglia il versante nordoccidentale della collina, coperto da grandi roverelle di bell’effetto.
Si prende a destra costeggiando il pendio fino ad arrivare Stadio comunale, dove i tigli dominano tra le alberature e ci si riporta, infine, percorrendo la pista ciclabile, al ponte, chiudendo l’anello.